La primavera non conobbe estate,
l'autunno lavava la nostra giovinezza
con il suo pianto.
I gelidi venti della ragione
uccisero la neonata fantasia.
Sopra i muri,
solo lì,rimase il sorriso,
rimase il colore,
finché la pioggia gelida,
la gelida pioggia d'inverno
lo coprì di grigio.
4 commenti:
Pur vero, il tempo trascorre lasciandoci dimentichi delle gioie dei primi anni. A volte vorrei poter ricordare proprio quelli, e dimenticare anche solo ieri…
Vorrei, consapevole ch’è un desiderio folle, poter ritornare ancora più nel remoto… e per davvero vivere ciò che ho narrato nel mio ultimo romanzo.
Follia? E non è lei stessa la spinta più grande di emotività che ci permette di arginare gli oceani di dolore del nostro cuore?
Quante volte questa tua grigia e gelida pioggia d’inverno, mi ha schiaffeggiata sul viso la sua reale consistenza, permettendomi di risvegliarmi?
Vorrei… e non vorrei. Un dilemma. Non tanto come l’essere o non essere, ma comunque flagellante poiché non lo si può confinare in castigo. E’ parte di noi, parte della gravità del non saper decidere… poi se decidiamo… è solo per noi. L’Altra Parte che concerne, forse neppure è nella misura di porsi la domanda!
Un forte abbraccio Carlo, e grazie per risvegliare la mia memoria arcaica qui nel tuo “angolino protetto”.
Claudine
grazie Claudine,ti abbraccio
ciao giankan, mi fa sempre piacere l'apprezzamento per le mie prose in napoletano, ma in questo blog la cosa è molto moscia,ed io non ho tanti amici come su diablogando,è un periodo che non ho stimoli, eppure l'autunno lo amo,sai mi ricorda tante belle cose che facevo quando stavo bene, mannaggia questa malinconia del cavolo,un salutone.
Pasqualino niente tristezze,pensa a tutte le cose belle che hai avuto e che qlle nn te le toglie nessuno,pensa anke a tutto l'amore ke ancora ti circonda,un abbraccio
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